lunedì 19 aprile 2010
Sovrapposizioni sul silenzio
lunedì 26 ottobre 2009
Freeze Frame
martedì 22 settembre 2009
[zero]
pensalo in una stanza, seduto
poi immagina il silenzio...
domenica 28 ottobre 2007
Schegge di un'allucinazione

E se io, camminando con gli occhiali da sole
in un labirinto allucinogeno
con le pareti gialle & verdi & fosforescenti
incontrassi distrattamente
una ragazza nuda ma con i guanti
e le chiedessi
Dov’è la realtà?
e lei
tagliandosi i capelli a zero
& coprendosi le ginocchia
mi rispondesse
La realtà? Non so, non la conosco
Non sarebbe
stupendo?
lunedì 30 luglio 2007
David Lynch - Come un viaggio con la mescalina che finisce male

Ammettiamolo. A prima vista Inland Empire sembrano le visioni degeneri di un macaco strafatto di crack. Anche per gli appassionati di Lynch e dell’assurdo questa volta il Maestro sembra aver esagerato. Il suo consueto straripamento visionario stavolta è partito per la tangente, le immagini sono dissociate come un viaggio con la mescalina che finisce male, è anche se lo si guarda dal punto di vista esclusivamente emotivo è difficile trovarsi coinvolti, a meno che si sia Albert Hofmann. Qualche lato positivo però in questo lavoro lo vedo, anche se più sul lato delle intenzioni che su quello del risultato. Ovvero quella tensione allo sperimentare che non dovrebbe mai abbandonare nessun regista. E Lynch con questo film conferma il suo desiderio di cambiare continuamente le carte in tavola. Come per esempio la scelta di esplorare a fondo le nuove potenzialità del digitale, o quella di inventarsi nuove forme di racconto dalle macerie di una struttura narrativa. Certo, come per tutte la fasi spericolate della sperimentazione, di critiche ce ne sarebbe tante, alcune anche violente (chiedete agli ignari spettatori che hanno sborsato 6 euro e 50 per vederlo al cinema senza sapere minimamente di cosa si trattasse). Però ad uno che all’accusa di fare film senza senso risponde “E’ bizzarro, la gente accetta tranquillamente che la vita non abbia senso e poi si lamenta perché i miei film non ce l’hanno” non può che andare tutta la mia ammirazione. E per stavolta gli perdoniamo il delirio lisergico che ha impresso sulla pellicola. Pardon, sui pixel.