martedì 24 novembre 2009

Io sono (diventato) un autarchico

Insomma dai, inutile girarci intorno, quando uno si appassiona ad un'arte o una disciplina arriva sempre a quel momento: quello in cui realizza che quell'arte la vorrebbe fare per lavoro. E come potevo non arrivarci io, cinefilo della prima ora, sia come spettatore che come videomaker. E quando arrivi a quel punto che fai? O ti siedi e focalizzi con estrema crudeltà tutti i tuoi difetti, in modo da portarti ad abbandonare l'insana ambizione oppure smetti di sederti e cominci a camminare come Forrest Gump. Bene, ovviamente io non mi sono seduto. E a guardarmi indietro in questa camminata quante ne ho fatte di cose... ma veniamo al punto.


Punto.


Ecco, ora possiamo proseguire. Dicevo sono arrivato alla soglia della professionalità e ho cominciato a farlo davvero per lavoro. Con gente che ti sceglie, ti commissiona e ti paga. E lì è cominciato a gracchiare qualcosa. Dopo l'euforia iniziale è arrivato questo macigno: Il COMPROMESSO. Ok, sei tu che scrivi la storia ma questo è meglio che non lo dici, questo argomento forse non è opportuno toccarlo, eh no, di questo poi proprio non se ne parla. Ah, dimenticavo, quest'altra cosa la devi mettere per forza. E intanto le più truculente bestemmie cercavano di uscire dalla mia bocca, ma dispoticamente le bloccavo. Nel frattempo, nel cosiddetto tempo libero riprendevo a girare le mie cose, a portare avanti le mie idee. Che piacere meraviglioso. Che gioia primordiale. E lì ho capito. Non si può far entrare la creatività nelle dinamiche del mercato. Non così. Per lavoro molto meglio proporsi come tecnico del video (anche perché ormai quello so fare), e lasciare la creatività libera. Libera, nei ritagli di tempo che sono sempre meno, nelle risorse da poterci dedicare che sono sempre più scarse, ma libera. Se poi questo flusso caotico e primordiale può arrivare da qualche parte, ben venga. Altrimenti, sti cazzi. Quindi sì, sono (diventato) un autarchico.

9 commenti:

  1. "Sad but true", direbbero i Metallica.

    RispondiElimina
  2. Sei in buona compagnia; anche i grandi filmaker di Hollywood si sono scontrati e si scontrano con i produttori.

    RispondiElimina
  3. Si, sei in buona compagnia: pochi, anzi pochissimi, riescono a fare della propria passione un lavoro mantenendola "pura" ed intatta. Ma guardando la cosa con ottimismo, io dico che è già una fortuna immensa quella di essere animati da una grande passione. Questo alla fine sa lenire davvero la frustrazione e il dispiacere di poterla esprimere, almeno per il momento, solo nel tempo libero.
    Ciao, Vale

    RispondiElimina
  4. Nell'arte c'è sempre bisogno di chi riesce a dire dei no.
    In effetti un artista dovrebbe sempre fare ciò che fa per passione, cioè non per lavoro, dovrebbe essere la sua seconda attività, quella a cui si dedica nel tempo libero.

    RispondiElimina
  5. Non si possono tarpare le ali agli artisti limitandone la creatività e allora...meglio diventare autarchici che essere schiavi di un sistema che cerca di strumentalizzarci. Un salutone...e un "in bocca a lupo", Fabio

    RispondiElimina
  6. Siamo sempre alle solite: dipende da che posizione di forza hai nella trattativa.
    Sei emergente? Tutto quello che viene è in più.
    Ti sei già affermato? Allor le regole le detti tu.
    E' brutale, ma è così...

    RispondiElimina
  7. Sagge parole Russo. Tutto sta ora nel capire come la si vuole affrontare questa brutale realtà. E' il classico gioco delle priorità: si può decidere di accettare compromessi su compromessi per il nobile obiettivo di arrivare un giorno a dettare le condizioni oppure si continua per la propria strada fregandosene di compiacere chicchessia e quello che viene viene...
    E seguendo la religione di Quelo penso: la seconda che ho detto ;)

    RispondiElimina
  8. Io continuo inverci a volerci riuscire. Non posso arrendermi. E non voglio.

    RispondiElimina
  9. Bravo!
    Tanto la Sinistra vi ha fregato!

    RispondiElimina