mercoledì 3 marzo 2010

Il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio

Ok, ok, faccio pubblica ammenda. Adoro i film "psichedelici", visionari, sconnessi. Sì, si, proprio quelli che "non si capisce una mazza". Quelli che "Ma cosa minchia voleva dire?" Però a sto punto qualche precisazione la voglio fare, perché sarò pure strano ma questa mia passione non è insensata.

Dunque, se un film non segue i rigidi schemi della struttura narrativa viene generalmente bollato come una porcheria. Come se l'unico stile socialmente accettato sia quella di prologo - svolgimento - conclusione. E invece, diobbono, esiste un altro stile di racconto che non procede seguendo una logica narrativa ma bensì una logica esclusivamente emotiva. Un susseguirsi di associazioni visive e sonore che puntano a comunicare una stato emotivo senza la sovrastruttura della narrazione. Sono perfettamente consapevole che è uno stile, per sua natura, di nicchia: il linguaggio narrativo è universalmente condiviso per cui utilizzandolo si ha la garanzia che il messaggio venga recepito da tutti. Il linguaggio emotivo, viceversa, è del tutto soggettivo. Dipende dalla sensibilità dello spettatore. E se guardando un film di questo tipo non si entra in sintonia con la sua emotività ovviamente rimane la struttura narrativa. e se detta struttura è assente o molto sconnessa ecco che viene legittimo il "ma non si capisce una mazza".

Ma a me spesso è capitato di entrare in sintonia con questo universo, e ad esempio alcuni film di David Lynch li trovo dei capolavori sublimi.

Da videomaker, molto umilmente, talvolta anch'io mi cimento a sperimentare questo stile di racconto. Il rischio di perdersi in un nonsense sterile è sempre presente. E' un territorio delicato ma se si imbocca la strada giusta riesce a tirarti fuori un grande potenziale emotivo. E se il risultato finale viene apprezzato solo da me e pochi altri... beh, chissenefrega. Come disse Lynch a proposito di INLAND EMPIRE "il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio"...

9 commenti:

  1. Guarda concordo pienamente!!!
    Anche io adoro i film senza una linearità ma con concetti che vanno estrapolati, messi insieme.
    Bravo!

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  2. fai sempre di testa tua, anche a rischio di romperla !

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  3. E ci mancherebbe ancora che in una tua creazione non ci mettessi ciò che più t'aggrada!

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  4. E' lo stesso dibattito che si è avuto nella pittura con la nascita della corrente impressionista.
    Diciamo che oggi entrambe le forme di espressione sono in pericolo, perché essendo la logica soggetta ai poderosi attacchi di certa televisione rischia di venir meno anche la struttura lineare della narrazione (che è fatta di cause ed effetti e quindi di logica) del resto anche la partecipazione emotiva viene schiacciata sulla superficialità e la banalità dell'intrattenimento.
    Insomma siamo in un bel casino.

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  5. Chi segue gli schemi generalmente fornisce un'impressione di ordine ma, dai e ridai, finisce con l'esser noioso. Per fortuna ogni tanto c'è chi va oltre le righe dando libero sfogo alla fantasia, alle emozioni e alla sensibilità e allora sì che l'arte spicca veramente il volo. Un caro saluto, Fabio (Il Cielo di Saint Ex)

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  6. Mi è capitato diverse volte di rimanere attaccata con lo sguardo sui titoli di coda, del tipo: "ma non è finito vero?!"... tanto per fare un esempio "il mondo capovolto - Tibeland" di Terry Gilliam. Ma lascia il suo effetto, rimane qualcosa che non saprei decifrare nè descrivere. Insomma, a sensazioni ci siamo.

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  7. Sai benissimo che su questo tema sfondi una porta più che aperta, spalancata!

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  8. Ben detto! In particolare penso ai film di Fellini, anche prendendone uno solo a caso, "8 1/2": non si capisce dove comincia la narrazione e termina l'immaginazione del regista, non si sa se siamo alle prese con un sogno o con la realtà, e via discorrendo.
    Mah, forse sarà che a me i cantastorie non sono mai piaciuti. ;)

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