domenica 2 maggio 2010

Quattro chiacchiere macchiate di viola

Se ne possono dire tante sul popolo viola, sulla sua indefinita identità o sulla sua mancanza di prospettive concrete. Ma intorno a questo movimento paraspontaneo una cosa è certa: fa vivere quel desiderio, represso dai partiti, dell'aggregazione popolare. Venerdì sono stato alla presentazione del libro di Federico Mello "Viola", ed è stato un momento di confronto interessante. La discussione si è incentrata soprattutto sulla sua genesi avventa nella rete e in particolare sui social network, e capire un pò meglio come sia potuto nascere è importante. Magari già fra qualche mese potremmo dimenticarci del popolo viola, ma liquidare con leggerezza l'aggregazione che ha creato, dal nulla e in pochissimo tempo, sarebbe un errore. Non avevo con me la telecamera ma ugualmente, con mezzi di fortuna, ho fatto qualche ripresa della serata. Mi scuso per la discutibile qualità del video, ma l'audio è discreto. E per chi ne avesse tempo e voglia posto qui un paio di interventi. Il primo è di Luca Telese e il secondo è di Diego Bianchi, in arte Zoro. Buona visione.



8 commenti:

  1. Ben vengano questi movimenti, tanto più se sono sganciati dalle logiche di partito. Poi lo sai, adoro il viola ;o)

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  2. Si concordo con Harmonica, l'unica cosa che mi fa pensare è che in Italia ci sono stati parecchi movimenti che sono nati e poi spariti in poco tempo, mi vengono in mente i girotondini ad esempio. Credo che il paese abbia bisogno di movimenti che diano continuità alla lotta, speriamo che il popolo viola lo faccia
    un saluto

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  3. @Ernest: Anch'io pensando al popolo viola ho ricordato altri nobili movimenti poi dissoltisi. Spero che questa volta il popolo viola abbia continuintà. Ma la grande risposta popolare a questi movimenti sono la dimostrazione che c'è un grande bisogno di un movimento continuo, di una forma aggregativa che porti avanti la lotta contro questo sfacelo

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  4. Il popolo viola ha il pregio di porre con forza l'accento sui temi della legalità, della giustizia e della libertà di informazione, sui quali purtroppo i movimenti di estrema sinistra (più attivi ad esempio nel campo dell'antifascismo, dell'immigrazione e dei diritti civili) sono spesso un po' carenti.
    Certe formule di azione scelte dai viola e certi appoggi di cui il gruppo gode non mi convincono, ma, al di là delle simpatie "di colore", c'è sempre da imparare e da migliorarsi dal confronto con esperimenti di aggregazione diversi da quelli cui siamo abituati. Ogni esperienza in questo senso è positiva.

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  5. Non lo so, a me queste cose lasciano un po' perplesso. Il cosiddetto "popolo viola" mi pare abbastanza legato all'Italia dei Valori, al dipietrismo e al grillismo, anche le parole d'ordine sono le stesse, quindi non direi che sia proprio autonomo dai partiti. A me non da fastidio il partitismo, ma la finta autonomia. E poi manifestare per la libertà di stampa di Repubblica o di Travaglio, mentre migliaia di lavoratori perdono il posto e migliaia di giovani devono affrontare una vita da precari, non mi sembra proprio quello che si dice l'attenzione alle priorità.

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  6. @Matteo: condivido alcune tue perplessità sul movimento, soprattutto riguardo a tematiche di vitale importanza come il lavoro. Quello su cui però volevo porre l'attenzione era il fattore aggregativo. I partiti classici, dall'ormai democristiano PD fino ai cosidetti partiti di sinistra radicale, hanno abbandonato l'idea che per fare politica è fondamentale ricercare luoghi e momenti di aggregazione popolare. Il popolo viola invece ha avuto il suo successo proprio grazie a questa visione aggregativa e condivisa dell'agire politico. Ed è soprattutto da questo punto di vista che ho apprezzato tale movimento. Mi piacerebbe che tale esperienza fosse di sprono a quei partiti che tanto si riempiono la bocca di partecipazione e poi, nella pratica, non si muovono affatto in quella direzione. In modo tale che anche quelle istanze sul lavoro, sull'immigrazione e sull'economia in genere trovassero maggiore partecipazione

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  7. La loro grande intuizione é stata quella di capire, come anch'io sostengo da un po', che la rete é importante ma da sola non basta. Bisogna uscire da essa per irrompere attraverso essa, nel mondo "reale" e farsi spazio con le idee. La rete rappresenta una minoranza dell'elettorato italiano tanto é vero che alle ultime elezioni poltiiche stando ad internet ed ai blog sembrava che i due schieramenti fossero molto vicini ed invece poi sappiamo chi ha vinto e per quanto. Non so se sarà il popolo viola la svolta ma prima o poi qualcosa di decisivo arriverà. Spero almeno.

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  8. Non sottovaluto mai niente "di default".
    Magari mi dissocio dagli eccessi perchè ritengo non siano mai utili.
    Ascolterò sicuramente gli interventi, soprattutto quello di Telese (per ovvie ragioni).
    Adesso devo andare.
    Ciao.
    Sai, io tendo ad abbreviare i nick, ma chiamarti Giuda non mi piace. ;)

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